L’attività di estrazione del “tufo” riguardava un gran numero di “pirriaturi”, così come venivano chiamati in lingua locale gli addetti all’estrazione. Alcuni lavoravano in cave a cielo aperto, altri alla luce dell’acetilene in cave ipogee che si snodavano per centinaia e centinaia di metri nel cuore della terra; mentre dentro la roccia sedimentaria si muoveva un esercito di cavatori abilissimi e manovali, fuori vi erano carrettieri e marinai che esportavano il carico in terraferma con gli “schifazzi”, ovvero barche da trasporto.
